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mercoledì 16 gennaio 2019

ANTROPO-LOGICA

Vi propongo un involontario, ma interessante esperimento antropologico, di cui ho avuto notizia.
Il capo di un gruppo di medici lancia una sfida ai suoi collaboratori. Li invita a dimostrare che non è vero quel che si dice sui medici, cioè che sbagliano perché non ragionano, rispondendo ad un quesito logico-statistico. Si raccomanda, a chiosa, di non deluderlo e auspica la collaborazione per fornire la risposta giusta. Al di là dell’aspetto strettamente inerente la tenzone matematica (il quesito non era di immediata soluzione e richiedeva, oltre che capacità logiche, anche una buona conoscenza della statistica), ho trovato interessante lo sviluppo.
Prima di tutto, nessuno chiede aiuto agli altri. Ognuno vuole fare, o non fare, da sé.
Uno dei medici risponde al tempo quasi zero, sbagliando. Lo fa per il desiderio di dimostrare il suo valore, perché si sente perennemente e ingiustamente sottovalutato.
Il secondo medico risponde subito dopo aver letto il quesito, sbagliando. Lo fa perché lo legge di fretta, mentre sta facendo altro, sottovaluta la difficoltà della domanda per superficialità, ma non riesce a resistere alla tentazione di raccogliere il guanto di una sfida per carattere.
Il terzo medico risponde giusto, molto velocemente, senza dare una spiegazione. Lo fa perché conosce già la risposta (in realtà il problema girava su internet da un po’ e il terzo medico lo sapeva), ma non si preoccupa di verificarne la correttezza; si fida di quel che si dice. Il capo del gruppo lo elogia d'istinto, prima di sapere come ha fatto a dare la risposta esatta.
La maggior parte del gruppo non ribatte. Le motivazioni, probabilmente, sono svariate, ma certamente una di queste è fingere disinteresse per sottrarsi ad una prova.
La sfida logica si è, di fatto, trasformata in un esperimento che ha dimostrato che davvero tutti i medici sbagliano e lo fanno per tanti possibili motivi, che nulla hanno a che fare con la capacità di ragionare. Eccesso di zelo, voglia di affermazione, superficialità, ignoranza, presunzione, fretta, distrazione, pigrizia, indolenza, stanchezza, eccessiva fiducia, narcisismo. E siccome, nel nostro lavoro, evitare di dare una risposta equivale a sbagliare, un medico può sbagliare anche solo per la paura di farlo.
Che cosa si può desumere da tutto questo? 
Le cause possibili di errore sono troppe per pensare di annullarle tutte e spesso sono la conseguenza delle mille sfumature che ci colorano, rendendoci quello che siamo. Sono convinta che l’unico vero errore imperdonabile sia il non avere intenzione di imparare dai propri errori.
Credo che il gruppo di medici in questione sia un campione rappresentativo della popolazione generale, almeno per quel che riguarda le attitudini e il temperamento.  Un caleidoscopio di sentimenti ed emozioni, come chiunque altro. Imperfetti, come chiunque altro.
In altre parole, esseri umani, come chiunque altro. Non calcolatori. 
E, lasciatemelo dire, vive la difference!